Sotto l'albero vorrei...

C’è una parola che girava sempre intorno ai miei discorsi quando ero all’università: leggerezza.

La cercavo. Pensavo che trovandola sarei stata felice.

Ma tanta tanta leggerezza porta poca poca progettualità.

Così, quando mi sono ritrovata con il "cambio" della mia vita bloccato in folle e dunque abbastanza spaesata, ho mandato a quel paese la leggerezza e sono diventata una persona concreta.

Magari lo ero anche prima ma... a tratti. Tratti brevi.

Un’altra frase che dicevo sempre: finora mi sono divertita tantissimo, ma non ho costruito nulla.

Non ho amato. Non mi sono fatta conoscere per quello che ero dalle persone che avevo accanto. Ho recitato una parte, a volte, perché andava bene così. 

E poi, finiti gli studi, dopo una serie di incontri/scontri ravvicinati con la realtà, ho un po’ svalutato la parola leggerezza e l’ho messa nel dimenticatoio.

Male male, molto male. L'ho capito adesso.

Perché la vita non è in bianco e nero, ha tantissimi colori e tante scale di grigi per giunta... c’è leggerezza e impegno, c’è amore e cazzeggio, c’è empatia e sano menefreghismo.

C’è tutto, insomma.
Il segreto sta nel trovare il giusto cocktail per noi. E dargli il nostro nome (nel mio voglio anche l'ombrellino rosa e la cannuccia in tinta, please). 

E adesso, dopo tanto impegno, doveri, cammino al trotto e al galoppo... benvenuta voglia di leggerezza!

La riconosco al mattino, quando fa capolino dai miei sogni (quelli belli, quelli che... ma perché mi sono svegliata?) regalandomi un sorriso appena alzata.

La trovo nel primo pomeriggio, quando le tensioni si allentano, apro gli occhi sulle novità della giornata e mi ritrovo con la testa per aria.

E c'è la sera, mentre mi svesto, giro tra le stanze respirando l'odore della mia casa, e poi mentre rido di tutto e di nulla durante una cena senza capo né coda.

Eccola qua, la mia compagna di viaggio ritrovata.

Come avevo fatto a pensare che non fosse assolutamente necessaria per essere felice?