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mercoledì 10 agosto 2011
basta poco. basta rallentare
Attenzione! Sto dicendo la più grande banalità di tutte. O forse no.
Che basta rallentare per godere di più della vita.
Per far espandere i pensieri.
E, nel mio caso:
- per ricominciare a leggere Seneca (lettura interrotta più o meno a metà liceo... ma perché?)
- organizzare pranzetti a Trastevere in un'affascinante Roma deserta
- riprogrammare la mia vita, il mio lavoro, il mio guardaroba e poi... lasciare tutto (quasi) come prima ma con il sorriso in faccia
- pensare, pensare, pensare... e non pensare più che a volte è meglio non pensare.
Insomma, capito?
Basta poco, basta così poco... per capire quanto un inverno di doveri possa e debba lasciare spazio ad una dolce e delicata primavera.
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giovedì 30 dicembre 2010
vita da freelance

Mi chiedo: continuare o no questo blog?
Devo dire che scrivere un diario mi piace ma i propositi di questo blog non li ho mantenuti.
Scrivo poco e poco di quello che mi ero proposta.
Non dovevo mettere tutto quello che c'è dietro alla vita di una freelance? Tutto quello che non riesce ad entrare in un articolo? E non si tratta di frasi tagliate...
L'eccitazione, certo: per un nuovo argomento, per una nuova immersione in qualcosa di sconosciuto.
La frustrazione: perché sei sempre dietro all'ultimo pezzo ma poi... ti chiameranno? I libri venderanno? E quanta gente c'è che vuole scrivere?
La condivisione: scoprire che ogni storia è speciale unica. Fare un po' la "portiera", entrare nella vita degli altri.
Il divertimento: ma quante cose buffe succedono mentre cerchi materiale per un pezzo?
Si, insomma, ce n'è.
Ma soprattutto c'è la vita che scorre. Per tutti. Ed è degna di essere raccontata.
Allora eccomi qua. Per me e per chi vuole entrare nella vita di una freelance.
Alla Carrie Bradshaw? Alla Fallaci? No, a modo mio ;-)
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martedì 18 maggio 2010
ieri

Backstage dei miei articoli... era (è?) la vocazione di questo blog.
Vediamo... cosa ho imparato ultimamente con il mio lavoro?
Potrebbe uscirne fuori un enorme elenco della spesa.
Ad un workshop ho imparato che mi piacerebbe saper affrontare un colloquio in inglese ma, come si dice, tra dire e fare c'è di mezzo il mare... Del resto ne avevo avuto prova a Londra qualche anno fa dopo la figura barbina del colloquio da Furla. Evabbè :)
Poi: ho imparato che l'intimo base, ok, lo conosciamo tutte ma le infinite varianti degli accessori e della lingerie sono come un magico labirinto da cui non ho poi tanta fretta di uscire...
Ma soprattutto ieri sera ho visto e imparato.
Per me, figlia di medico, l'ospedale ha sempre fatto pensare a papà, ai baci e gli abbracci dei suoi colleghi quando ero bambina. Tutti sorridenti, affabili. Anche quando sono stata ricoverata per togliermi l'appendice sono stata bene. Ieri invece ho visto com'è un ospedale quando sei una persona come tante.
L'umanità che soffre ti accoglie, persone affabili si ci sono, ma cariche di lavoro, non riescono a darti retta.
Forse ho avuto paura. Quando? Quando la signora con l'Alzhaimer voleva uscire a tutti i costi dal letto ed era seminuda. Quando due bucatini hanno vomitato nel corridoio. Quando dalla sala della tac si sentivano le urla di chi aveva paura. Quando ho visto una signora in barella che non aveva nessuno, nessuno accanto ad ascoltarla mentre chiedeva aiuto.
Allora mi sono chiesta in che mondo vivo. E mi sono detta che anche questa è vita.
E che nonostante la sofferenza, l'umanità mi piace. Che anche la solidarietà e l'umorismo che si creano con due vecchine in stanza (una rustica e tenera, una colta e con l'Alzhaimer) che non rivedrò mai più, è vita.
E mi piace. Nonostante tutto.
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