È arrivata una lettera.
Da una grande grande casa editrice.
Mi fermo un attimo prima di aprirla, sapendo già che si tratterà di normale amministrazione tipo "Abbiamo cambiato indirizzo per le fatture", ""Ci avvisi tempestivamente del suo cambio di residenza", ecc.
Ma poi decido di non aprirla. Chiudo gli occhi salendo le scale e immagino.
Gent. ma signorina XXX,
la presente per comunicarle che il suo lavoro considerato dalle nostre redattrici sufficiente e idoneo per la pubblicazione, ad una seconda lettura (avvenuta ai piani altissimi e dirigenziali) sembra... Eccellente!
Per il suddetto motivo la invitiamo a presentarsi nella nostra sede IL-PRIMA-POSSIBILE per un progetto editoriale basato sulle sue
Cordiali saluti,
XXXX
Apro gli occhi.
Tocco la carta ruvida della busta e la lascio lì.
Per la prima volta non mi scaravento bulimica su una missiva (cartaceo, mail, o altro che sia) per scoprirne il contenuto.
Perché, in fondo, in questa placida metà d'agosto, non chiedo altro che farmi cullare un po' dai miei sogni.
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